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Visa Openess Index, meno visti per i cittadini africani che viaggiano in Africa

Ci si muove con maggiore facilità in Africa.

Il Visa Openness Index 2019, presentato dalla Commissione dell’Unione Africana e dalla Banca africana di sviluppo a Johannesburg, mostra i progressi dei vari Paesi nella politica dei visti.

Sono sempre di più i Paesi africani che consentono a cittadini di altri Stati di attraversare la frontiera senza bisogno di un visto o che prevedono la possibilità di acquistarlo all’arrivo in aeroporto.

Il Paese che ha fatto più progressi in questo senso  è l’Etiopia, che nella classifica stilata dal Report è salito di 32 posizioni ed è ora nella top 20.

Anche il Senegal sta facendo passi da gigante nel concedere visti all’arrivo da alcuni Paesi africani e nel rimuovere dall’elenco i Paesi che devono richiedere il visto prima del viaggio, tanto che ora si trova nei primi 5 della lista. Sta facendo bene anche il Kenya che concede il visto all’arrivo a 33 nazionalità, mentre per i cittadini di 18 Paesi l’ingresso è Visa Free.

Solo due Paesi africani, Seychelles e Benin, offrono accesso senza visto a tutti gli africani. 

In fondo alla lista ci sono Sud Sudan, Egitto, Eritrea, Sudan, Libia, Guinea Equatoriale.

Venti sono i Paesi che non prevedono il rilascio del visto in aeroporto. Somalia, Comoros, Madagascar, Djibuti, invece, danno il visto ad altri cittadini africani solo una volta arrivati alla frontiera.

I Paesi che  in linea di massimo hanno meno restrizioni rimangono quelli dell’Africa occidentale.

visa africa.png

Tuttavia, la libertà di movimento necessaria prevista dall’Africa Continental Free Trade Area (AfCFTA) resta ancora lontana. E per renderla fattibile occorre anche investire in progetti ferroviari e stradali su larga scala.

Saranno tali progetti – è stato sottolineato nel corso dell’Africa Investment Forum durante il quale è stato presentato il Report – a  stimolare anche la libera circolazione delle persone.  

La logica degli Stati rimane ancora, comunque, quella di controllare i propri confini e di difendere la sovranità cosa spesso giustificata da questioni di sicurezza e di lotta al terrorismo. 

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