Un disegno animato sull’orgoglio dei capelli afro e che celebra, nello stesso tempo, l’amore tra un giovane padre (con dreadlocks) e sua figlia.
Prodotto dalla Sony Pictures Animation è anche un record, quello della Kickstart che nel 2017 è riuscita a raccogliere fondi pari a 300.000 dollari per finanziare questa breve pellicola. Poco più di sei minuti (davvero divertenti) per farci vivere i sentimenti di una bambina e di suo padre alle prese con il tentativo di domare in una bella acconciatura i capelli afro e ribelli della piccola.
E c’è poi un piccolo colpo di scena finale, a farci capire che il valore di un essere umano non si identifica certo nel suo aspetto fisico. Meno che mai nei suoi capelli.
“Hair Love“, manco a dirlo, il titolo dello short film.
L’identità di un individuo, si sa, passa anche dal suo aspetto fisico. Figuriamoci quando questa identità, per secoli, ha subito forti condizionamenti sociali e politici.
I capelli afro possono essere simbolo di rivolta, orgoglio e nello stesso tempo essere visti come un ostacolo all’ingresso in un mondo, quello dell’estetica femminile occidentale, a cui tutte sono invitate ad entrare.
Ma è un richiamo subdolo che si basa sul concetto “bianco è bello” declinato nei secoli nelle più diverse forme. E che è anche la causa della massiccia diffusione dell’uso di parrucche, con acconciature lisce, a cui quasi nessuna donna africana o afro americana rinuncia.
Secondo una stima approssimativa in Africa le donne spendono fino a 6 miliardi di dollari all’anno in parrucche, treccine e acconciature “intrecciate” varie. Portare i capelli in un certo modo, confessano, equivale a dire sentirsi accettate in società. L’importante è tenere a bada i capelli naturali…
Lo stesso vale per le creme schiarenti. Un vero dramma, in molti casi, visto che se ne fa un uso massiccio senza alcuna regola o consultazione specialistica. E questo ha portato ad un incremento dei problemi alla pelle di varia entità, dalle dermatiti ai tumori. Le usano il 40% delle donne africane (studio dell’OMS del 2011) e in alcuni Paesi la percentuale è impressionante (77% in Nigeria, 59% in Togo).
Per fortuna la tendenza sta cambiando. Almeno nella presa di coscienza, e si deve anche all’impegno di artiste africane. Come l’attrice Lupita Nyong’o, che ha recentemente pubblicato un libro illustrato per bambini dal titolo “Sulwe” (Star).
Il testo narra la storia di una bambina che ha la pelle con una nuance di nero più scura sia in famiglia che tra i compagni di scuola e che dunque desidera avere la pelle più chiara. Un libro sul colorismo, insomma, forma di pregiudizio e discriminazione all’interno del proprio gruppo, nazione, Paese, basata semplicemente sulla “nerezza”, sulla gradazione più scura, della pelle.
Categorie:africa news, culture
Very educative. Hope pressure is put on the education system in Ghana especially who forces kids to shave their hair till they complete high school. After high school the girls are so eager to have long hair that they have no choice but resort to wigs , weave ons, and all sorts of artificial hairs or hairs from other races like Peruvian hair, China hair , Indian hair, Brazilian hair etc… full blown inferiority complex that indoctrinates the African that our own hair is bad which needs to be shaved. This slavery mentality which is stupidly being perpetrated by so called educators is an embarrassment to the nonsense degree. Yeah and it generates over $6 billion for other races who value their own hair .
By the way. Shaving hair doesn’t affect studying in school. And scientifically there is no health or environmental reasons to justify shaving the beautiful natural hair of our beautiful African children. Also it is not expensive to keep your own natural hair. On the contrary shaving is expensive. Ministry of education in Ghana, please stop this archaic nonsense.
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Dear Barfi, thank you so much for you extensive and interesting comment. Hopefully mentality will change if young generation start to be proud of themselves and their own specificity. Diversity is a value, must not be divisive and no aesthetics is better or nicer than another one.
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