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Gli afronauti che volevano conquistare lo spazio. Tra loro la prima donna

Era il 1964, lo Zambia conquistava la sua indipendenza e il Paese era in fermento.

Ed erano in fermento 12 giovanissimi che avevano da poco cominciato un programma speciale di addestramento per … andare nello spazio. A guidare il progetto un insegnante di scuola che da tempo, e in piena Guerra Fredda, aveva in mente un obiettivo: rendere lo Zambia il primo Paese a inviare un essere umano sulla luna. Una donna e, prima ancora di USA e URSS.

Edward Makuka Nkoloso non era solo un insegnante di scuola elementare ma un visionario, studioso di scienze e un rivoluzionario. Il suo scopo non era, infatti, solo scientifico, ma politico. Voleva superare i Paesi colonialisti, ma soprattutto l’America, nella corsa allo spazio. A questo scopo, nel 1960, aveva fondato l’Accademia Nazionale delle Scienze, Ricerca Spaziale e Filosofia dello Zambia.

Nkoloso reclutò un gruppo di giovani zambiani come “cadetti”. Il programma di addestramento era certo un po’ insolito: tra le altre cose prevedeva di rotolare giù per le colline in fusti di petrolio e camminare sulle mani.

Fu addestrata anche una ragazza,  aveva 17 anni e si chiamava Matha Mwamba. E anche dodici gatti, che avrebbero dovuto atterrare sulla luna prima degli umani per verificre che tutto andasse bene. Se fossero sopravvissuti allora anche per i giovani astronauti non ci sarebbe stato problema. 

Ovviamente Nkoloso aveva bisogno di finanziamenti per la missione spaziale, scrisse all’UNESCO), al Governo di Israele, agli Emirati Arabi Uniti e pure agli Stati Uniti. Nessuno rispose, solo un appassionato ragazzo indiano, che inviò qualche rupia. 

Ma il maestro rivoluzionario – a leggere le interviste e le dichiarazioni rilasciate all’epoca – pareva non perdersi d’animo.

Gli zambiani non sono inferiori a nessun uomo nella tecnolgia scientifica. Il mio piano spaziale sarà sicuramente realizzato. Riderò il giorno in cui pianterò la bandiera dello Zambia sulla luna.

Quel viaggio sulla luna però non avvenne maiNkoloso – a cui evidentemente non piaceva la sconfitta e chissà se era conscio della follia del suo piano (pare appunto che fosse veramente un po’ matto) – accusò i cadetti di avere abbandonato il progetto e se la prese con Mwamba che nel frattempo era rimasta incinta.

Tutto questo, dunque, avveniva almeno 35 anni prima delle “vere” avventure spaziali africane. Dal 1999, data del lancio del primo satellite miniaturizzato dal Sud Africa, ci sono almeno due dozzine di satelliti africani orbitanti nello spazio. E la corsa africana allo spazio è appena cominciata. Ma Nkoloso il visionario non ha fatto in tempo a vedere queste nuove evoluzioni, è morto nel 1989.

L’impresa del folle Nkoloso e dei suoi cadetti rimarrà comunque per sempre nella memoria storica e collettiva. Anche grazie ad una serie di celebrazioni e opere artistiche.

Tra queste il libro (una fiction storica) di Namwali Serpell.

The Old Drift, (non mi risulta ancora tradotto in italiano) è un eccezionale debutto, un romanzo epico che, partendo dalla costruzione dell’immensa diga di Kariba (fu progettata e realizzata da imprese italiane), realizza una saga familiare che copre uno spazio temporale che va dall’epoca coloniale ai nostri giorni. Storie ed eventi che includono le criticità di famiglie miste e figli coloured.

Ma torniamo a quel programma spaziale che pure, all’epoca, fece parlare il mondo intero.

Sono tanti gli artisti che ne hanno tratto ispirazione. Nel 2012 la fotografa spagnola  Cristina de Middel ne realizzò una mostra fotografica, Afronauts.

Nel 2013, fu la volta del documentario intitolato Nkoloso: The Afronaut di A24media. Nel 2014, esce il cortometraggio della regista ghanese Frances Bodomo Afronauts, ambientato nel 1969 alla vigilia del lancio dell’Apollo 11. Secondo alcune fonti la regista sta per iniziare la produzione di una versione integrale del film.

Anche artisti zambiani si sono ispirati alla storia di Nkloso. Come l’artista visivo Stary Mwaba con una installazione alla Künstlerhaus Bethanien di Berlino. 

O lo scultore, e artista visivo, Aaron Samuel Mulenga che ha realizzato l’opera Mwamba The Afronaut ispirata alla ragazza di 17 anni che avrebbe dovuto diventare la prima donna (e africana) ad andare sulla luna. Nel romanzo di Namwali Serpell, Matha Mwamba è una figura estrema e, infine, tristissima. Estrema come una storia meravigliosa.

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