5 milioni di bambini hanno bisogno di assistenza umanitaria nella regione del Sahel, in particolare Burkina Faso, Mali e Niger. 700.000 in più rispetto al 2019. È l’allarmante situazione presentata dall’UNICEF in un rapporto appena pubblicato.
La causa è il terrorismo dell’estremismo islamico che, non solo porta, appunto, il terrore, provoca la fuga delle popolazioni, attacca i civili, senza riguardo per i minori, ma rapisce e recluta bambini per la formazione di gruppi armati.
Una situazione ha anche spinto oltre 670.000 bambini nella regione a fuggire dalle loro case dall’inizio del 2019. Un numero raddoppiato rispetto al 2018. Nei primi tre trimestri del 2019 sono state registrare 571 gravi violazioni contro i bambini in Mali (erano state 544 nel 2018 e 386 nel 2017). E alla fine di settembre 2019, 277 bambini sono stati uccisi e mutilati, più del doppio del numero totale di bambini nel 2018.
Drammatiche anche le aspettative per il futuro con una situazione sociale e sanitaria già fragile e ora gravemente compromessa dall’instabilità. Secondo l’UNICEF quest’anno oltre 709.000 bambini di età inferiore ai 5 anni soffriranno di malnutrizione acuta grave e avranno bisogno di cure salvavita. Mentre proliferano diarrea, morbillo, malaria. Malattie tutte responsabili dell’alto tasso di mortalità infantile in queste aree.
Per quanto riguarda la malnutrizione il Burkina Faso, ha raggiunto livelli senza precedenti, passando dal 4 al 6% in alcune regioni. Un tasso ben al di sopra della soglia di emergenza del 2%. In totale, oltre 4,8 milioni di persone sono nella fascia dell’insicurezza alimentare che andrà a peggiorare nella stagione secca. Il tutto aggravato dalla riduzione dell’accesso all’acqua potabile.
Ovviamente in una situazione del genere è difficile per i bambini del Sahel frequentare la scuola. Tanto più che le strutture non sono più accessibili e che “le minacce contro scuole, studenti e insegnanti sono diventate un fenomeno regolare“. Secondo l’UNICEF, alla fine del 2019, oltre 3.300 scuole nei tre Paesi erano chiuse o non operative a causa della violenza – sei volte le cifre del 2017 -. La chiusura delle strutture scolastiche ha coinvolto 650.000 bambini e 16.000 insegnanti.
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