ll 9 e 10 febbraio i capi di Stato dell’Unione Africana si incontreranno ad Addis Abeba nell’ambito del 33° vertice dell’UA. Tema del vertice di quest’anno: “Silenziare le armi: creare condizioni favorevoli allo sviluppo dell’Africa”.
Un tema stabilito sette anni fa, nel 2013, tra le fanfare del 50° anniversario dell’allora Organizzazione per l’Unione Africana (OUA) oggi Unione Africana (UA).
I conflitti in atto nel continente sono infatti una delle maggiori sfide per l’attuazione dell’Agenda 2063. “Silencing the Guns“, intendeva porre fine alle guerre, conflitti civili, violenza di genere, e prevenire casi di genocidio nel continente entro il 2020.
Questo, evidentemente, non è avvenuto. E la sfida della sicurezza in Africa è sempre aperta.
Come ha sottolineato, la segretaria esecutiva della Commissione economica per l’Africa (ECA) delle Nazioni Unite, Vera Songwe, in realtà il numero di Paesi in conflitto è ancora molto elevato ed è aumentato il numero di conflitti armati, da 7 a 21 nel 2005-2018.
Nel 2005 c’erano solo sei Paesi in conflitto attivo nel continente ed erano 7 conflitti armati. Da quando l’Unione ha dichiarato la necessità di mettere a tacere le armi le cose vanno peggio.
Gravi crisi sono attualmente in corso nella Repubblica Democratica del Congo (RDC), Somalia, Sud Sudan, Nigeria, Republica Centrafricana (CAR) e Libia. A questi Paesi va aggiunta la crisi in Camerun tra anglofoni e francofoni e l’area del Sahel praticamente sotto scasso di gruppi terroristici.
Al Qaeda, Boko Haram, Al-Shabab e il Lord Resistance Army sono alcuni dei gruppi estremisti più attivi.
Alcuni progressi, negli anni scorsi, sono stati fatti in Angola, Costa d’Avorio, Sierra Leone, Liberia ma – come si diceva – questi “successi” sono resi meno rilevanti dal fatto che le zone di crisi non si sono affatto ristrette.
Vale la pena ricordare che la maggior parte delle armi in Africa sono importate. I principali fornitori di armi nel continente, tra il 2014 e il 2018, sono stati Russia, Cina, Ucraina, Germania e Francia, mentre i maggiori destinatari sono stati Egitto, Algeria e Marocco. Lo dice uno studio dell’Istituto internazionale di ricerca sulla pace di Stoccolma (SIPRI).
Le spese militari (ufficiali) in Africa sono state di circa 40,2 miliardi di dollari nel 2018, con il Nord Africa che ha speso 22,2 miliardi di dollari e l’Africa sub-sahariana 18,8 miliardi di dollari. Sono dati forniti dall’ISS (Istituto per gli Studi sulla Sicurezza).
Sono inoltre ventidue i Paesi africani produttori di vari tipi di armi leggere e di piccolo calibro. Diffusa nel continente è anche la produzione di armi artigianali, vale a dire, costruite in casa.

Infografica ripresa da Africa Renewal
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