Women Writing Africa è sicuramente uno dei più vasti archivi panafricani di scrittura al femminile.
Si tratta di 4 volumi, divisi per aree geografiche, Africa orientale, Nord Africa, Africa meridionale, Africa occidentale e Sahel.
Un’ampia raccolta di testi di canzoni, estratti di storie, folklore, discorsi, saggi e anche lettere. Corrispondenze indirizzate a leader, capi di Stato, diplomatici che hanno influito su scelte pubbliche e private e inciso su decisioni importanti.
Come quelle scritte da Mame Yoko Gbahnyer, Mame Maroogbah e Mame Bandawah di Senehun (oggi Sierra Leone) che nel 1882 scrissero una lettera al governo coloniale di Freetown e che aveva ad oggetto una disputa commerciale. Quella di Baboni Khama, Mmakgama Khama, Milly Khama e Oratile Sekgoma, tutte appartenenti alla famiglia reale del Botswana, che nel 1926 scrissero all’Alto Commissario contestando la leadership del reggente Tshekedi Khama.
E ancora la corrispondenza di esponenti dell’Unione delle Madri anglicane in Uganda – Lusi Kafero, Everini Segobe, Tabisa Sonko e Naomi M. Binaisa – che nel 1934 scrissero una lettera al vescovo contestando la nomina di un certo N. Senkonyo perché era comparso in tribunale per abuso domestico.
Mentre nel 1946 Huda Shaarawi scrisse una lettera al Primo ministro nella sua veste di fondatrice dell’Unione Femminista Egiziana (EFU), sulla questione dei diritti delle donne in Egitto.
Lettere che dimostrano che le donne nei secoli hanno esercitato pressioni sui Governi coloniali, la Chiesa e lo Stato.
La collezione è a cura di un gruppo di ricercatrici femministe. Tra queste Fatima Sadiqi, Amandina Lihamba, Esi Sutherland-Addy, Margaret Daymond.
Ci sono poi i testi di canzoni che offrono un esempio di storia orale e trasmissione intergenerazionale di conoscenze. Il primo testo della serie risale al XIII secolo d.C.: due canzoni del Mali composte da Sogolon Konde in onore di suo figlio Sunjita Keïta (Imperatore del Mali, 1235-1255).
Un interessante lavoro di recupero che serve non solo per preservare la storia e raccogliere contributi culturali delle donne, ma a far comprendere quanto il loro ruolo, anche politico, seppure poco trasmesso nei testi ufficiali sia stato, nei secoli, fondamentale.
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