Si apre domani a Khartum il processo all’ex presidente sudanese Omar al-Bashir. L’ex presidente dovrà rispondere ad accuse relative al colpo di Stato del 1989 che avvenne all’interno di uno dei tanti periodi turbolenti del Paese e che rovesciò il governo democraticamente eletto guidato dal primo ministro Sadek al-Mahdi.
Si tratta di un processo senza precedenti nel mondo arabo e potrebbe concludersi anche con la pena di morte. Non è mai capitato, infatti, che l’autore di un colpo di Stato fosse poi portato dinanzi ad un tribunale.
Al Bashir non sarà in aula da solo, con lui altri 16 imputati, 10 soldati e 6 civili. Tra questi i suoi ex vice presidenti Ali Osman Taha e il generale Bakri Hassan Saleh. Quella che giudicherà è una Corte speciale costituita da 3 giudici.
Gli accusati, si legge su AFP, avranno una difesa composta da 150 avvocati. E secondo la difesa questo processo non ha nessuna ragion d’essere – tranne ragioni politiche – poiché si riferisce a fatti accaduti oltre 30 anni fa.
Il generale al-Bashir è restato al potere per tren’tanni, fino a quando, l’11 aprile del 2019, un massiccio movimento di cntestazione popolare durato quattro mesi, lo ha costretto alle dimissioni.
Al momento alla guida del Paese c’è un Governo di transizione.
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