Oltre 1.000 tonnellate di carburante stanno galleggiando ed espandendosi nelle acque costiere poco profonde e circondate dalla barriera corallina delle isole Mauritius.
Il carburante è fuoriuscito dalla MV Wakashio, nave da carico di un’azienda giapponese e rischia di provocare – a detta degli ambientalisti dell’area – il più grave disastro ambientale in quest’area dell’Oceano Indiano.
Pare che la MV Wakashio, qualche giorno fa sia urtata contro la barriera corallina al largo e le onde forti in quel tratto abbiano provocato l’apertura dello scafo.
Il Primo Ministro delle Mauritius, Pravind Jugnauth ha dichiarato lo stato di emergenza ambientale e ha chiesto aiuto internazionale.
La Francia, che ha tenuto l’isola come possedimento coloniale fino al 1810, quando è passata in mano agli inglesi, e che mantiene il possesso delle isole vicine, si è impegnata a mettere a disposizione aerei militari per estrarre il carburante rimasto nella nave. Anche il Giappone, dove ha sede l’armatore della nave, ha promesso aiuto.
Nel frattempo, gli ambientalisti mauriziani e gli abitanti della costa non hanno aspettato e hanno lavorato senza sosta per distribuire dispositivi galleggianti nella speranza di impedire che il carburante si diffonda più lontano.
Pare che però il carburante si sia già diffuso fino alla costa orientale dell’isola, arrivando a Ile aux Cerfs, una popolare isola turistica.
Mauritius è l’unico Paese africano a non segnalare casi di coronavirus ancora attivi. Ha chiuso i suoi confini a marzo e ha contato meno di una dozzina di morti.
Il Paese è fortemente dipendente dal turismo, lo scorso anno il settore ha contribuito per 1,6 miliardi di dollari all’economia del Paese. Le Mauritius vantano un habitat particolare e molte piante, insetti, uccelli endemici e sono anche note per le meravigliose spiagge.
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