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Apolidia, la Costa d’Avorio adotta procedure per dare visibilità a milioni di persone

Nel mondo ci sono circa 10 milioni di apolidi. Ovviamente – come sottolinea l’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati – si tratta di un numero approssimativo, considerato che la condizione di apolide è quella di individui senza patria e senza cittadinanza.

E sebbene esista una Convenzione sullo statuto degli apolidi (siglata a New York nel 1954) la loro condizione è inficiata da uno status che taglia molti diritti e accessi a servizi.

Tra loro ci sono profughi e rifugiati, ma anche tante altre categorie di persone che per una ragione o per l’altra (discriminazioni, motivi burocratici, incongruenze delle legislazioni).

Tra i dieci Paesi al mondo con più apolidi c’è la Costa d’Avorio e proprio questo Paese dell’Africa occidentale ha appena adottato una procedura (la prima in Africa) per affrontare la questione dell’apolidia. Una procedura che contribuirà a proteggere migliaia di persone nel Paese che sono senza nazionalità.

Due regolamenti stabiliscono formalmente procedure che regolarizzeranno lo status degli apolidi, queste rientrano nel Piano di azione nazionale della Costa d’Avorio, in linea con l’impegno del Paese al programma dell’UNHCR sull’apolidia.

Il riconoscimento formale dello status di apolide permetterà a persone che ancora non hanno un’esistenza legale riconosciuta di ricevere documenti di identità, iscriversi a scuola, accedere ai servizi sanitari, cercare un impiego legale, aprire un conto bancario e acquistare terreni.

Un’iniziativa salutata con favore dall’Agenzia dell’Onu che si occupa dei rifugiati.

Nel 2014, l’UNHCR aveva lanciato una campagna globale #IBelong, (video) volta a porre fine all’apolidia entro un decennio.

Secondo uno studio del 2019 condotto dalle autorità nazionali e sostenuto dall’ONU in Costa d’Avorio ci sono 1,6 milioni di persone apolidi o a rischio di apolidia.

I problemi per gli apolidi sono stati amplificati durante la pandemia COVID-19, persone che possono rimanere escluse dagli interventi nazionali in risposta all’emergenza o non essere in grado di cercare assistenza se si ammalano.

Negli ultimi anni, il governo della Costa d’Avorio aveva intensificato le azioni per porre fine all’apolidia aderendo nel 2013 alle due Convenzioni sull’apolidia e, nel 2015, con l’adozione della Dichiarazione di Abidjan sull’eradicazione dell’apolidia firmata da tutti gli Stati dell’Africa occidentale membri dell’ECOWAS.

L’Africa occidentale, d’altra parte, è stata la prima regione al mondo ad adottare un piano d’azione vincolante per porre fine all’apolidia.

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