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Camerun: si prepara la successione, “lo scettro” passerebbe da Paul Biya al figlio Franck

Il Camerun si prepara a diventare una monarchia? La domanda è lecita. Il secondo termine di Paul Biya terminerà nel 2025 e lui sarà ultranovantenne. Biya è capo di Stato ininterrottamente dal 1982 e leader del potente Rassemblement Démocratique du Peuple Camerounais (RDPC).

La questione ora: chi lo sostituirà? Lo sguardo è puntato sul figlio Franck, 49enne uomo d’affari. Ufficialmente non ha ambizioni politiche ed è sempre stato molto discreto su tali questioni. Ma quella in gioco è una partita non irrilevante, dopo 40 anni di potere del padre. E non sarebbe certo la prima volta che il potere (o scettro?) si “tramanda” di padre in figlio.

In Africa centrale, le successioni familiari sono un evento regolare. Ad esempio, nel vicino Gabon, Ali Bongo Ondimba è subentrato a suo padre, Omar. E in Guinea Equatoriale, Teodoro Nguema Obiang Mangue, vicepresidente del Paese e figlio di Teodoro Obiang Nguema Mbasogo e Constancia Mangue Nsue Okomo, la moglie del presidente stanno aspettando il suo momento. Dopotutto anche le recenti vicende giudiziarie di Teodorìn – mostrano a quali eccessi e ruberie può portare un potere così esteso nel tempo. Quella di Teodoro Obiang Nguema Mbasogo è la seconda più lunga leadership al mondo di una famiglia non-reale. Non-reale nella forma, ma nella sostanza sì, ovviamente. E che si può permettere, dunque, lussi e sconsideratezze che fanno rabbrividire.

Altro esempio di monarchie di fatto nel continente africano è quello del Ciad, con Mahamat Idriss Déby che ha preso il potere dopo la morte improvvisa di suo padre, dimostrando che il governo ereditario in Paesi apparentemente democratici non è insolito. Famiglie potenti che hanno connessioni in tutto il mondo e risorse per mantenere il potere dinastico.

Qualcosa del genere sta chiaramente accadendo in Camerun. Mentre il patriarca Biya si avvicina al suo novantesimo compleanno, la posta in gioco è alta e la classe politica sta cominciando le sue manovre per assicurarsi il proprio futuro. Biya Junior, nel frattempo, tace. Potrebbe volerci la morte di suo padre, o le elezioni del 2025, per fare chiarezza e per darne ai camerunesi.

Intanto il Paese sta vivendo una delle sue peggiori crisi, il conflitto tra lo Stato e i territori anglofoni (Sudovest e Nordovest) del Paese. Una vera e propria guerra civile. Qui una ricostruzione degli eventi di qualche anno fa.

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