L’Etiopia ha iniziato a sviluppare proprie piattaforme di social media allo scopo di sostituire Facebook, Twitter, WhatsApp, e anche Zoom. Lo ha reso noto l’Agenzia statale per la sicurezza delle comunicazioni. che ha anche fatto sapere che il Governo non intende comunque bloccare i servizi globali dei social.
L’Etiopia dallo scorso anno è impegnata in un conflitto armato che vede contrapporsi il Governo federale e il Fronte di liberazione del popolo del Tigray (TPLF), che controlla la regione del Tigray nel Nord del Paese. I sostenitori di entrambe le parti hanno intrapreso una guerra parallela fatta di proclami e dichiarazioni sui social media. Da qui parte la decisione del Governo di “sostituire” Facebook, Twitter, Whatsapp e Zoom con piattaforme locali (ovvimente più controllabili).
Il direttore generale dell’Information Network Security Agency (INSA), Shumete Gizaw, ha accusato Facebook di aver cancellato post e account di utenti che, secondo lui, “diffondevano la vera realtà sull’Etiopia” e “predicavano l’unità nazionale e la pace“. Shumete non ha comunque specificato nulla riguardo la tempistica, il budget e altri dettagli, ma ha fatto sapere che le nuove piattaforme per sostituire WhatsApp e Zoom saranno presto operative .
Alla Reuters ha dichiarato: “La logica alla base dello sviluppo della tecnologia con capacità locale è chiara… Perché pensate che la Cina stia usando WeChat?” Ha inoltre aggiunto che l’Etiopia ha le competenze locali per sviluppare le piattaforme e non assumerà stranieri per attuare le piattaforme.
E a proposito della WeChat citata dal direttore dell’INSA, si tratta di un’app cinese di messaggistica ampiamente utilizzata nel Paese e considerata uno strumento forte dalle autorità cinesi per monitorare la popolazione.
Gruppi internazionali per i diritti umani hanno criticato spesso il Governo etiope per le chiusure dei social nell’utlimo anno, soprattutto Facebook e WhatsApp.
L’Etiopia, Paese di circa 115 milioni, ha circa 6 milioni di utenti Facebook secondo Statista. Ma a giugno, pochi giorni prima delle elezioni nazionali, Facebook ha rimosso una serie di account falsi collegati a individui associati all’INSA, responsabile del monitoraggio delle telecomunicazioni e di Internet, che prendevano di mira singoli utenti.
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