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Sarà prodotto in Sudafrica il vaccino di “seconda generazione” contro il Covid-19

È destinato a produrre un miliardo di dosi di vaccino contro il Covid-19 entro il 2025 il nuovo stabilimento, il NantSa, inaugurato a Cape Town dal presidente del Sudafrica, Cyril Ramaphosa, e il miliardario con doppia nazionalità sudafricana e statunitense, chirurgo ed esperto in biotecnologia, dottor Patrick Soon-Shiong. Costo dell’impresa, 196 milioni di dollari.

Si tratta della prima struttura che produrrà vaccini in Africa e lavorerà anche sulla cura dei tumori, all’HIV, alle malattie prevenibili nell’infanzia, a quelle tropicali.

Soon-Shiong, 69 anni, ha lasciato il Sudafrica dopo avervi studiato e svolto il tirocinio per diventare medico. Oggi è il numero 89 nella lista Forbes dei 400 degli americani più ricchi con una fortuna stimata di 7,5 miliardi di dollari.

Chirurgo di trapianti, divenne famoso per aver realizzato il farmaco per la cura del cancro, Abraxane. Lo scienziato ha sviluppato un vaccino di seconda generazione che – dice – fermerà la trasmissione del virus. Tuttavia, ha sottolineato che quelli attualmente disponibili sono efficaci e necessari.

È davvero importante essere vaccinatiha detto nel corso della cerimonia di inaugurazione della struttura. “I vaccini esistenti hanno svolto un ruolo molto importante – ha continuato – e hanno ridotto la mortalità, tuttavia non sono la risposta definitiva alla pandemia“.

Purtroppo – ha detto – accadono due cose: gli anticorpi svaniscono e i virus mutano, così si entra in una spirale”. Ecco perché c’è la necessità di un vaccino di cosiddetta “seconda generazione”. Il vaccino di prima generazione non è stata assolutamente una perdita di tempo – ha sottolineato Soon-Shiong – tuttavia, in parallelo ci si doveva concentrare su quello di seconda generazione in modo da fermare la trasmissione. Ed è questo ciò che dovrebbe avvenire nel centro NantSa.

 Ramaphosa, tra l’altro, da tempo sta conducendo una campagna affinché i produttori di vaccini rinuncino ai loro diritti di brevetto per consentire a tutti i Paesi di produrre vaccini contro il COVID-19.

La richiesta che abbiamo avanzato, avviata sia dall’India che dal nostro Paese – ha affermato – è che il mondo, o coloro che hanno la capacità di produrre la sostanza farmaceutica, trasferiscano la loro tecnologia in modo che siamo in grado di produrre noi stessi il vaccino. Sta qui la vera sfida”.

 Il capo di Stato e lo scienziato hanno anche lanciato la Coalizione per accelerare l’accesso dell’Africa all’assistenza sanitaria avanzata, la AAAH. Tale Coalizione mira ad accelerare la produzione interna di farmaci e vaccini che dovranno essere distribuiti in tutto il continente africano.

Un giorno di orgoglio per l’Africa, così il direttore regionale dell’Africa per l’Organizzazione Mondiale della Sanità, Matshidiso Moeti, ha commentato l’inaugurazione del campus dove si lavorerà alla produzione del vaccino di seconda generazione.

Intanto, gli scienziati sudafricani bollano come razzista l’atteggiamento dell’Occidente, che da un lato non ha dato il giusto risalto al fatto che la variante Omicron fosse stata individuata in Sudafrica e dall’altro continua a non ascoltare le analisi che indicano che tale variante è molto più leggera e con un basso grado di mortalità.

Sembra che i Paesi ad alto reddito siano molto più in grado di assorbire le cattive notizie che provengono da Paesi come il Sudafrica“, ha affermato alla BBC il professor Shabir Madhi, esperto di vaccini presso l’Università del Witwatersrand di Johannesburg. “Quando diamo buone notizie, all’improvviso c’è molto scetticismo. Questo lo chiamerei razzismo“.

Gli scienziati sudafricani in genere hanno accolto in modo positivo la scelta del Governo di non inasprire le misure verso la popolazione a seguito della scoperta della variante e ritengono che il virus non sarà sradicato completamente e che si dovrà a convivere con esso.

Anche scienziati del Botswana lo scorso novembre hanno sequenziato il virus, accertando la nuova variante e anche in questo caso hanno lamentato la reazione dell’Occidente che, per tutta risposta, per qualche tempo ha imposto la chiusura dei voli verso otto Paesi africani: Sudafrica, Botswana, Zimbabwe, Namibia, Lesotho, Eswatini, Mozambico e Malawi. Una restrizione solo recentemente ritirata.

Ricordiamo che anche il Governo senegalese sta costruendo il primo hub di produzione di vaccini sia contro il Covid-19 che altre malattie.

Sostenuta da partner globali, la struttura sarà gestita dall’Istituto Pasteur di Dakar, che – secondo quanto riporta Africa Business – è al momento l’unica struttura autorizzata dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) a produrre vaccini nel continente. Si stima che l’hub di produzione costerà 200 milioni di dollari e sarà finanziato in parte da Governi e Istituzioni europee e statunitensi.

La costruzione dovrebbe iniziare entro la fine dell’anno, con una previsione di produzione di 25 milioni di dosi di vaccino al mese entro la fine del 2022.

I partner europei per lo sviluppo, tra cui la Commissione Europea e la Banca Europea per gli Investimenti, hanno promesso 6,75 milioni di euro, mentre la Germania ha promesso una sovvenzione di 20 milioni di euro attraverso la banca di sviluppo tedesca KfW.

Su quale tipo di vaccino sarà prodotto nel nuovo impianto, non c’è ancora chiarezza. Secondo indiscrezioni si tratterà di AtraZeneca. L’Istituto collaborerà con un’azienda belga di biotecnologie per sviluppare la sua capacità e per il trasferimento della produzione di vaccini.

E anche in Rwanda sarà installato un impianto di manifattura di vaccini della BioNtech.

Intanto i casi di Covid-19 nel Continente sono pari a 10 milioni 607 mila con 235.000 decessi. Questo su una popolazione di 1 miliardo e 300 milioni di persone.

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