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Sudafrica, la Nazione arcobaleno ha i più alti tassi di disuguaglianza al mondo. Incide il “fattore razza”

Il Paese con più disuguaglianze al mondo, dove il 10% della popolazione possiede oltre l’80% della ricchezza. Si tratta del Sudafrica, dove a 30 anni dalla fine dell’apartheid il fattore “razza” ha ancora un ruolo dominante nell’economia, nell’istruzione e nel welfare. Un ruolo che ha estremizzato il gap tra ricchissimi e poveri e con questo, ovviamente, l’accesso ai servizi come la sanità, la scuola, il lavoro.

Lo afferma un Rapporto della Banca Mondiale. Secondo le analisi “l’origine etnica contribuisce per il 41% alle disparità di reddito e per il 30% nell’istruzione”. Insomma, il Paese arcobaleno è il più diseguale al mondo, primo tra 164 Paesi.

A creare questo stato di cose sono ragioni storiche, “l’eredità del colonialismo e dell’apartheid, radicata nella segregazione razziale e spaziale, continua a rafforzare le disuguaglianze“, afferma il rapporto. Ma anche la mancanza di accesso al lavoro, politiche fiscali che non riescono a raggiungere equamente e in modo certo le classi più agiate, la vulnerabilità del mercati e persino i rischi legati al cambiamento del clima con i suoi effetti maggiori nelle aree rurali.

Il Rapporto analizza l’area SACU, Southern African Customs Union che, oltre al Sudafrica, comprende Botswana, Eswatini, Lesotho e Namibia, tutti Paesi in cima alla lista di quelli dove le ineguaglianze tra cittadini e classi sociali sono più massicce. Dati che – afferma ancora il documento della Banca Mondiale – rendono la Regione la peggiore del mondo in termini di giustizia sociale.

Anche il genere gioca un ruolo importante. Nell’area in questione, le donne guadagnano in media il 30% in meno rispetto agli uomini con lo stesso livello di istruzione. Il divario retributivo tra uomini e donne raggiunge il 38% in Namibia e Sudafrica.

Anche la distribuzione irregolare dei terreni agricoli è un fattore di disuguaglianza, soprattutto nelle zone rurali. In Namibia, il 70% dei 39,7 milioni di ettari di terreni agricoli commerciali “appartengono ancora a namibiani di origine europea”, sottolinea il Rapporto, realizzato tra l’altro su dati raccolti prima della crisi del Covid-19. La situazione dunque, si ipotizza, potrebbe essere oggi anche peggiore visto che la pandemia ha di fatto aggravato la povertà e quindi la disuguaglianza di reddito.

Il rapporto dice chiaramente che l’architettura sociale formata in oltre tre secoli di dominio bianco ha mantenuto di fatto la medesima struttura, ecco perché oggi la nazione arcobaleno non riesce ad uscire da una situazione così estrema in cui il gap sociale – e dunque economico – rimane così ampio.

Uno squilibrio tra ricchi e poveri evidente nei numeri riportati nel documento: solo 3.500 sudafricani possiedono più di quanto posseggano i 32 milioni di persone più povere nel Paese. Un Paese di 60 milioni di abitanti. “Non ci sono prove che la disuguaglianza di ricchezza sia diminuita dalla fine dell’Apartheid“, hanno affermato gli analisti. Con i numeri che invece sì forniscono una prova, quella del costante stato di iniquità in cui vive la maggioranza della popolazione sudafricana.

Se durante colonialismo e Apartheid ai neri sudafricani erano negate opportunità economiche e lavorative, al di là di quelle rurali e a servizio della classe bianca dominante, la storia successiva e leggi specifiche – come ad esempio l’imposizione di partecipazioni minime di proprietà dei sudafricani neri nelle imprese – avevano aperto le porte ad un’élite politica e imprenditoriale nera.

Eppure, la maggior parte dei sudafricani soffre ancora di un sistema educativo che li lascia impreparati al lavoro, mentre continuano ad esistere le township, luoghi in cui la segregazione non è più politica ma sociale, luoghi da cui non ci si riesce ad allontanare per mancanza di altre prospettive.

E non gioca a favore l’alto tasso di disoccupazione, superiore al 30%, che di tanto in tanto alimenta disordini in quella che comunque rimane l’economia più industrializzata del Continente.

Il Sudafrica – ricordiamo – fa parte del Brics, quel gruppo di Paesi in via di sviluppo (Brasile, Russia, Cina, India e, appunto, Sudafrica) caratterizzati da forte crescita e abbondanti risorse economiche e naturali.

Insomma, a leggere il Report viene fuori che, nonostante i successivi governi del Sudafrica abbiano approvato diversi ambiziosi quadri di politica socioeconomica i cui obiettivi primari includevano costantemente la riduzione della disuguaglianza economica ereditata dai regimi coloniali e di Apartheid, la disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza è rimasta sostanzialmente stabile.

[Pubblicato in anteprima qui]

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