Sono già 200.000 i visitatori della mostra dei tesori reali del Benin restituiti dalla Francia dopo 129 anni.
Nel novembre 2021, dopo oltre due anni di trattative, Parigi aveva restituito al Paese 26 opere provenienti dai tesori reali di Abomey, saccheggiate nel 1892 dalle truppe coloniali francesi. Si tratta del primo grande ritorno di oggetti da collezioni pubbliche in un Paese africano.
Esposti al palazzo presidenziale insieme a opere contemporanee dalla fine di febbraio, questi tesori hanno attirato “in 40 giorni circa 200.000 visitatori”, ha affermato il ministro della Cultura del Benin Jean-Michel Abimbola. Un successo che ha spinto gli amministratori a decidere per una prossima ripertura estiva – 45 giorni a partire dal 15 luglio.
“L’arte del Benin ieri e oggi, dalla restituzione alla rivelazione” è il titolo della mostra allestita in uno spazio museale di oltre 2.000 m2 all’interno del palazzo presidenziale della capitale economica del Paese, Cotonou. La restituzione delle opere, molte delle quali di natura sacra, ha segnato l’ultima tappa di un percorso senza precedenti iniziato con la promessa fatta nel 2017 da Emmanuel Macron di procedere alla restituzione del patrimonio africano trattenuto in Francia.
Tra queste opere fino ad allora conservate nel museo parigino del Quai Branly, vi sono le celebri statue totem dell’ex regno di Abomey e il trono del re Béhanzin, la statua metà uomo metà leone di re Glèlè e quella metà uomo metà uccello di re Ghézo
Una mostra che restituisce al popolo del Benin parte della sua anima, della sua storia, della sua dignità e che, come affermò il presidente Patrice Talon il giorno dell’inaugurazione, rende la maestosità, la creatività, l’incredibile patrimonio storico, politico ed estetico del Benin.
Questi tesori – come dicevamo – erano stati saccheggiati nel 1892 dalla Francia durante la colonizzazione nel palazzo di Abomey, capitale del Regno del Dahomey, Centro-Sud dell’attuale Benin. Le trattative per la restituzione sono durate due anni e hanno mostrato che ormai i tempi sono maturi affinché altre opere d’arte africane, trafugate negli anni, e collocate nei musei di tutta Europa, ritornino a casa.
Accanto ai tesori, 34 artisti beninesi contemporanei hanno esposto più di cento opere. Dalle sculture in legno e metallo di Sébastien Boko agli arazzi monumentali di Yves Appollinaire Pèdé in onore del voodoo, all’installazione realizzata con i capelli di Dimitri Fagbohoun, passando per i robot afro-futuristi di Emo de Medeiros e i dipinti monumentali e colorati di Moufouli Bello.
Insomma, la prova della vitalità artistica della scena contemporanea beninese che incontra quella del passato.
Il lavoro di restituzione comunque continua, il Benin non si ferma qui e sta lavorando a una legge quadro per facilitarle.
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