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Africani senza pensione, nella Regione subsahariana meno del 10% dei lavoratori risparmia per la vecchiaia

La questione pensionistica non affligge solo l’Europa. In Africa la situazione è anche più difficile. E il problema, nel Continente, non è certo l’invecchiamento della popolazione né se ci saranno soldi a sufficienza né se la struttura pensionistica reggerà. Il fatto è che nell’Africa subsahariana sono meno del 10% i lavoratori che risparmiano per la vecchiaia, il tasso più basso per qualsiasi regione del mondo.  

Questo significa che la maggior parte dei capifamiglia di oggi non sarà in grado di sostenersi quando non lavorerà più. E se in passato non sembrava così rilevante assicurarsi la pensione visto che al futuro degli anziani ci avrebbero sicuramente pensato i figli, i parenti e anche la comunità, oggi il mutamento delle strutture sociali e familiari (anche in Africa) modificherà – e sta già accadendo – le relazioni economiche. Ecco perché diventa indispensabile assicurare un guadagno, attraverso le pensioni, ai lavoratori e lavoratrici a riposo.

Uno studio condotto in alcuni paesi dell’Africa sub-sahariana (esclusi i Paesi francofoni), e riportato da The Conversation, mostra che solo il 19,8% delle persone che hanno raggiunto l’età pensionabile  nell’Africa sub-sahariana, riceve la pensione e solo l’8,9% della forza lavoro è coperta da regimi pensionistici. Questo è molto inferiore alla media globale in cui il 77,5% delle persone sopra l’età legale e il 53,7% dei lavoratori hanno una copertura pensionistica.  

I regimi pensionistici nei Paesi dell’Africa sub-sahariana sono caratterizzati da bassi contributi dovuti a bassi guadagni, elevata informalità, alti livelli di analfabetismo finanziario e mancanza di informazioni adeguate sui benefici che si ottengono nel versare i contributi.  

Le migliori performance in questo senso riguardano il Sudafrica, con un patrimonio dei fondi pensione valutato a circa 330,3 miliardi di dollari nel 2019 (ultimo dato disponibile). Nigeria, con un patrimonio di 32,6 miliardi di dollari, Kenya con 13,7 miliardi di dollari e Namibia con 13,3 miliardi di dollari sono stati gli altri principali risparmiatori di pensioni nel 2021.

Sul fronte opposto, i Paesi con bassi risparmi pensionistici alla fine del 2021 includevano il Mozambico con 224 milioni di dollari, lo Zambia (745 milioni di dollari) e l’Angola (861 milioni di dollari). Con il Ghana si tratta dei Paesi in coda, con fondi pensione inferiori al 10% del loro prodotto interno lordo.

Certo la popolazione africana ha una serie di peculiarità rispetto ad altri Paesi. Alle diverse strutture sociali e alla prevalenza del lavoro informale va aggiunta la scarsa fiducia nelle istituzioni e ancora una scarsa diffusione (e anche in questo caso scarsa fiducia) nei sistemi assicurativi.  

E poi c’è la questione anagrafica. La maggior parte della popolazione è giovane e i tassi di fecondità sono alti. Il tasso di crescita annuale della popolazione nell’Africa subsahariana è stato del 2,5% nel 2022, che è più di tre volte la media annuale globale dello 0,8%.

Aumenta però anche il numero di persone anziane che necessitano di sostegno sociale. Si prevede che il numero di anziani nella regione crescerà a tassi annuali superiori al 3% tra il 2022 e il 2050.

La preoccupazione dunque – spiegano gli esperti – è che solo una persona su cinque in età pensionabile riceverà una pensione di vecchiaia rispetto a oltre tre persone su quattro a livello globale.

Gli alti livelli di disoccupazione e le grandi dimensioni del settore informale – che rappresenta oltre l’89,2% della forza lavoro – significano che gli anziani continueranno ad affrontare problemi di reddito.

 Oltretutto i fondi pensione sono molto utili per finanziare infrastrutture, sostenere attività di investimento, ridurre l’indebitamento pubblico e migliorare l’efficienza del mercato del lavoro creando incentivi per la formalizzazione delle imprese. Ad oggi, il deficit annuale di finanziamento delle infrastrutture del Continente (la differenza tra le risorse richieste e quelle disponibili) è stimato tra i 68 e i 108 miliardi di dollari.

Esperti economisti hanno avanzato una serie di suggerimenti ai Governi al fine di incrementare i risparmi pensionistici. Tra questi, aumentare la partecipazione e la copertura pensionistica includendo i disoccupati e quelli del settore informale. Si parla poi di integrare le pensioni con altri prodotti come coperture assicurative. Ma anche di sfruttare le innovazioni nella tecnologia digitale. Dopotutto, la regione rappresenta il 53% dei conti di denaro mobile attivi nel 2021. L’uso della tecnologia digitale potrebbe, dunque, facilitare l’iscrizione e la contribuzione ai fondi pensione. Infine, si renderebbe necessario rivedere i quadri normativi del settore pensionistico, razionalizzarne la gestione, e ridurre al minimo i costi amministrativi.

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