Se io decido di vivere all’estero mi trasferisco, ma se lo fa una persona di colore o con nazionalità dei cosiddetti PVS (Paesi in via di sviluppo, che termine inadeguato…), allora emigra.
E non importa se ad emigrare sono magari professionisti, artisti, persino imprenditori che hanno deciso di sperimentare altre strade. Proprio come me. Però, attenzione, io sono occidentale, bianca e con passaporto europeo. Quindi, non sono una sfigata (almeno in teoria) e qualunque sia il motivo per cui lascio il mio Paese, io NON emigro. Io mi trasferisco.
Se cercate sul web “trasferirsi” verrete “proiettati” su una serie di siti, blog e forum per italiani che hanno o vogliono fare la scelta di andare all’estero.
Anche se digitate “move from Africa” il web consiglia come trasferirsi, ma il “move from Africa” si trasforma in “move TO Africa” e via con siti e forum con informazioni e dritte su come investire, fare affari e avere successo nel continente africano.
E no, un africano non ha mica carte da giocarsi in Europa o altre parti del mondo che non siano il suo “sfortunato” Paese, non ha mica competenze, qualità, capacità.
Senza contare poi il capitolo (e la parola) rifugiati. Se lasciano il loro Paese – e che importa se lasciano guerra, persecuzioni o miseria – allora sono automaticamente dei poveri derelitti. Magari anche mezzo delinquenti. Ingegneri, insegnanti, medici, musicisti? Ma che dite? Ripeto, l’unica condizione concessa dall’immaginario collettivo – aiutato così tanto di media… – è quella di poveri derelitti.
Per concludere, ricordo l’ultimo Dossier statistico sull’immigrazione, secondo cui nel 2014 (per i dati successivi bisogna aspettare) i cittadini italiani residenti all’estero risultano 155mila in più che lo scorso anno, mentre i cittadini stranieri residenti in Italia sono aumentati soo di 92mila unità.
Facciamocene una ragione: siamo tutti emigranti. Oppure…
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