Premesso che da quando vivo in Ghana le categorie ricco/povero hanno assunto un altro significato, in questi giorni sto sperimentando uno dei tanti paradossi di questo continente.
Ormai da molte settimane nell’area costiera della Regione del Volta, verso il confine con il Togo, manca l’acqua. Parlo dell’approvvigionamento dalla rete idrica. La gente è abbastanza disperata, soprattutto quelli che mandano avanti gli esercizi pubblici, gli ospedali, le strutture turistiche. E ovviamente chi abita in case con l’acqua corrente.
Noi no. Aflasco, il nostro villaggetto non ha subito alcun cambiamento nella sua vita quotidiana. A salvarci è il pozzo, quell’umile e indispensabile pozzo di acqua dolce sulla spiaggia, che non smette di riempirsi anche se tutti noi continuiamo a svuotarlo decine e decine di volte al giorno.
Acqua per lavarsi, acqua per fare il bucato, acqua addirittura per cucinare per chi non può permettersi di comprare quella nei sacchetti o nelle bottiglie. E così, i più “poveri” da giorni e settimane vivono la parte privilegiata dell’esistenza, quella che ha l’acqua per sopravvivere e per andare avanti.
Ironia della sorte (ma anche una delle tante lezioni del vivere qui) questa carenza di acqua è successa proprio quando finalmente stiamo portando i tubi al Wild Camp Ghana per dare più comfort ai nostri ospiti ed evitare il su e giù dal pozzo sulla spiaggia. Magari è stata la ragazza che lavora con noi, Nichita, che ha fatto un juju perché ha paura di perdere il lavoro. 😀 È lei che va al pozzo, soprattutto. E Yaw.
Il motivo della carenza d’acqua – e qui tocca essere molto seri – sarebbe legato alla raccolta indiscriminata di sabbia (tra l’altro illegale) dalla spiaggia. La sabbia è usata dai locali per fare i mattoni che servono poi a costruire abbozzi di case. Questo avrebbe provocato l’inquinamento dell’acqua nei serbatoi e nelle tubature. Quando il problema sarà risolto? Nessuno può dirlo.
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