Il Kenya ha ufficialmente una nuova tribù, la 44esima. Si tratta della comunità indo-pakistana, nominata al rango di tribù con riconoscimento costituzionale, al pari delle altre autoctone, con atto del presidente della Repubblica, Huhuru Kenyatta.
Si tratta di una delle comunità più numerose del Paese dell’Africa orientale, secondo l’ultimo censimento si tratta di 46.000 persone a cui vanno aggiunte altre 35.000 che non hanno ancora la cittadinanza.
L’insediamento degli indo-pakistani – ora attivi soprattutto nell’import-export e nei settori medico e farmaceutico – cominciò alla fine del XIX secolo quando, in piena dominazione britannica in migliaia arrivarono nel Paese per lavorare alla costruzione della ferrovia tra Mombasa e Kampala, la capitale dell’Uganda.
Un atto simbolico, ma da cui magari il presidente si aspetta un risultato pratico, visto che tra poche settimane – 8 agosto – sono fissate le elezioni. Kenyatta, che si ripresenta, sarà sfidato ancora una volta dal leader dell’opposizione, Raila Odinga.
L’affiliazione tribale è infatti un elemento sostanziale nella conta dei voti e furono appunto sanguinosi scontri tribali che caratterizzarono le elezioni del 2007, quando almeno 1.300 persone morirono e altre 600.000 furono costrette a lasciare le loro case. E mentre si avvicina la prossima tornata elettorale cresce la paura.
In quest’articolo del Washington Post lo stato della situazione e le ragioni storico-economiche che hanno generato – e ancora sono causa – di tensioni e ineguaglianze che portano con sé il rischio serio di nuovi scontri.
Altra nota: quelle kenyote si stanno rivelando le elezioni più costose mai registrate prima, 1 miliardo di dollari.
In basso la comparazione dei costi per aventi diritti nelle ultime elezioni in Paesi africani.
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