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Ecco chi è la “donna simbolo” delle proteste in Sudan

Le proteste in Sudan per chiedere l’uscita di scena del presidente/dittatore Omar Hassan al-Bashir, che governa ormai da trent’anni, saranno ricordate non tanto per il coinvolgimento delle forza armate – cosa comune in azioni popolari di questo tipo – ma per l’impegno delle donne.

Nella rivolta popolare, cominciata il 19 dicembre scorso – la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato l’aumento del costo del pane e l’impossibilità di prelevare il proprio denaro dalle banche – sono loro ad aver avuto la presenza più visibile.

Tante le donne che si sono esposte, che hanno dimostrato che quello che viene spesso raccontato sull’Islam e la figura femminile non è altro che luogo comune che non tiene conto delle singole realtà.

Molte di loro in questi mesi hanno e stanno guidando le proteste pacifiche per le strade di Kartoum. Studentesse, dottoresse, insegnanti, avvocate, stanno tenendo il timone di quella rivolta, #SudanUprising, contro un regime che in questi anni – anche di non troppo celato fondamentalismo – ha visto proprio in loro le principali vittime della chiusura al cambiamento e delle limitazioni delle libertà.

Secondo alcuni almeno il 70% delle persone scese in strada per chiedere le dimissioni di al-Bashir, sono donne. E la protesta del mondo femminile in Sudan non è certo un fenomeno nuovo. “Kandaka“, è la parola usata per descrivere donne che protestano. Una parola usata per riferirsi alle regine dell’antico regno Kush.

Ogni lotta ha la sua icona e, a girare sui social, sembra proprio che l’immagine simbolo delle proteste in Sudan sia quella, appunto, di una donna, una ragazza che sarebbe stata identificata nella studentessa 22enne Alaa Salah.

La foto, ripresa da Lana Haroun e postata su Twitter è diventata virale. Alaa Salah, raggiunta da BuzzFeed.News ha detto che studia Ingegneria e Architettura alla Sudan International University a Khartoum.

Sono in molti a ritenere che questa foto entrerà nei libri di storia.

A rendere ancora più potente l’immagine è l’abito indossato dalla ragazza: una veste lunga e bianca, orecchini d’oro a forma di luna piena. Un abbigliamento che è un tributo alle donne lavoratrici sudanesi. Il vestito è infatti un “richiamo” agli abiti indossati dalle donne del Sudan di altre generazioni che hanno ugualmente combattuto per la fine di un regime di dittatura

In Sudan c’è una tradizione: quella di accompagnare con canzoni e poesie gli uomini che si recavano in guerra. Tradizione ripresa in queste settimane di lotta.

In basso un video che circola su Facebook e che mostra una donna incitare la lotta per le libertà. Mentre la folla grida “Rivoluzione“.

La repressione di Al-Bashir nei confronti delle proteste è stata dura e ha lasciato diversi morti per le strade. Anche i social media e in special modo Facebook è stato censurato. Questo non ha impedito a tanti video e immagini, compresa quella simbolo ormai della protesta, di circolare.

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