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I dieci presidenti africani più pagati, Zuma in testa

Non è un mistero lo stipendio dei leader africani. Grazie a Africa Ranking  – che ama fare classifiche di ogni tipo – è possibile contare i soldi in tasca (almeno quelli dichiarati) dei capi di Stato del continente.

Il più pagato risulta essere il presidente sudafricano, Jacob Zuma, 272.000 dollari all’anno. Zuma è al potere dal 2009 ed è stato rieletto nelle elezioni del 2014, anche se oggi la sua popolarità sembra al ribasso.

La top ten prosegue così:

Abdelaziz Boufika, Algeria, 168.000 dollari, presidente del Paese dal 1999.

Uhuru Kenyatta, Kenya, 132.000 dollari. Nel 2014 volle dare un esempio di good governance riducendosi lo stipendio da 14.000 a 11.000 dollari al mese.

 Azali Assoumani, Comoros, 115.000 dollari. Le Comoros sono il più piccolo Paese africano. Quando fu eletto, nel 2011, Assoumani promise che prima di tutto avrebbe fermato la corruzione.

Hage Geingoba, Namibia, 110.000 dollari. Presidente dal 2005, nel 2009 ha avuto un aumento dello stipendio del 25%.

Danis Sassou Nguesso, Repubblica del Congo, 110.000 dollari. Presidente dal 1997. Secondo Global Witness solo un mese delle spese personali del figlio del presidente, Denis Christel Sassou Nguesso, sarebbero sufficienti per pagare le vaccinazioni contro il morbillo a 80.000 bambini congolesi.

Ali Zeidan, Libya, 105.000 dollari. Ex primo ministro libico fu rimosso dal Parlamento e ha lasciato il Paese nel 2014. Considera la rimozione non valida.

Alassane Dramane Ouattara, Costa d’Avorio, 100.000. È presidente dal 2011 ed è un economista.

Ellen Johnson, Liberia, 90.000. Prima donna africana capo di Stato, ha ricevuto il premio Nobel per la pace nel 2011. Ora è incalzata dalle accuse di corruzione, nepotismo e di non aver risolto il problema della povertà della gran parte della popolazione.

Paul Kagame, Rwanda, 85.000. Il meno pagato in una nazione comunque piccola che a livello economico sta ottenendo buoni risultati.

Guadagnano molto o poco? Le comparazioni da fare sarebbero tante, ma soprattutto andrebbe valutato lo stato dei Paesi che governano per stabilire se gli stipendi (che non comprendono i tanti benefit) sono giusti o meno. E questo, è chiaro, non riguarda solo l’Africa.

 

 

 

 

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