La cultura si esprime anche attraverso i giochi. Ed è così anche per i pregiudizi e gli stereotipi.
La mia generazione ha avuto Ciccio Bello, il bambolotto con la faccia nera. Ed era un po’ bizzarro, diciamocelo pure, vestito d’azzurro o con una camiciola a righine rosse e bianche. E con un ciuccio in bocca, di cui in Africa non si fa (o almeno non si faceva) uso. Sono passati molti anni e con essi la moda, la cultura e pure i bambini. Sia quelli bianchi che quelli neri.
Qualcuno ha pensato che i tempi fossero maturi per stimolare nei bambini altri concetti, altri pensieri. E così, da Ciccio Bello, indifeso e bisognoso delle cure delle bambine bianche si è passati alle bambole nere. Che rappresentano ragazzine o donne, piene di grinta, con vestiti alla moda – tradizionali anche ma dai tagli moderni – e pettinature da sballo.
Ormai le black dolls fanno trend e questo grazie anche ad alcuni dei loro creatori che hanno messo in piedi delle aziende che lavorano non solo nei loro Paesi ma anche, e soprattutto, all’estero – visti i costi – grazie alle vendite online.
La dolls collection di Malaville è stata disegnata dalla sudafricana Mala Bryan. Il colore delle sue bambole ha diverse gradazioni, dalla più chiara alla più scura, ispirata alla Queen of the Dark, la modella sudanese Nyakim Gatwech.

Maisha Doll della Malaville Collection
Molto più costose quelle di Urbi create dalla senegalese Rokhaya Diop. Le bambole sono vestite con le stoffe tradizionali di wax originale. Nere ma anche di razza mista per mandare un messaggio e anche un desiderio di conoscenza.

Urbi Dolls
E non è detto che le bambole piacciano solo alle donne. Una delle aziende più floride in questo campo è stata fondata da un nigeriano, Taofick Okoya, e le sue sono le Queens of Africa. Nella collezione volti, tratti, acconciature e abiti di ogni tipo, a rappresentare molte etnie nigeriane.

Queens of Africa collection
I trend cambiano, anche nei giochi. E nel messaggio che attraverso questi viene trasmesso.
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