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I miliardari africani preferiscono lasciare il Continente. Su 52 solo 23 hanno deciso di restare

52 miliardari al mondo sono africani, ma solo 23 vivono nel Continente. E sono vari i fattori per cui persone che potrebbero investire nei loro Paesi di origine preferiscono, invece, abbandonarli, portare i loro capitali e, spesso le loro famiglie, all’estero e puntare altrove per continuare a fare affari o a godere la propria ricchezza.

I dati contenuti nell’Africa Wealth Report sono chiari. Una guida, tra l’altro, che fornisce una rassegna della ricchezza privata in Africa, comprese le tendenze della gestione patrimoniale, del lusso e delle persone con un elevato patrimonio, nonché approfondimenti sugli investimenti, il settore della migrazione degli investimenti e la mobilità economica nel Continente.

L’edizione del 2023 rivela che i “Big 5” (Paesi) della ricchezza in Africa – Sud Africa, Egitto, Nigeria, Kenya e Marocco – insieme rappresentano un significativo 56% delle persone facoltose dell’Africa e oltre il 90% dei miliardari del Continente. Tuttavia, potenziali rivali che ne potrebbero sfidare presto il dominio su questo fronte sono Mauritius (che segna il livello più alto di ricchezza pro-capite), Rwanda, Seychelles e Namibia.

La ricchezza totale privata attuale in Africa è pari a 2.4 triliardi di dollari ma la previsione è che cresca del 42% nei prossimi dieci anni.

Il rapporto ha calcolato che ci sono 138.000 persone che posseggono una ricchezza pari ad oltre 1 milione di dollari, 328 individui la cui ricchezza ammonta a cento milioni di dollari e 23 miliardari. La maggior parte dei “ricconi” è sudafricana ma sicuramente molte azioni possono essere messe in campo per attirare investimenti e investitori esteri che possano contribuire alla crescita dell’economia locale.

È quello a cui hanno pensato Namibia e Mauritius con il programma Residence by investement che offre permessi di lavoro, ottenimento della residenza – nel caso di Mauritius anche il passaporto mauritiano – e altri benefit a chi decida di investire in quei Paesi e alle loro famiglie.

Ma, al di là di creare condizioni per attirare investitori, la domanda è: perché i miliardari africani se ne vanno? Scelta che non può non influire sull’economia del Continente che, appunto, cerca poi investitori altrove.

Di sicuro uno dei problemi principali sta nel quadro normativo, spesso complesso e i cui aspetti diventano ancora più complicati da gestire in contesti instabili. Aliquote fiscali troppo alte, poi, possono far desistere i miliardari africani a mettere i propri soldi in imprese private.

Altra importante questione è la carenza o la fragilità di infrastrutture compresi i trasporti, l’energia e le comunicazioni, che rende difficile far crescere le imprese in Africa. E poi c’è il fattore sicurezza. Terrorismo, violenza instabilità politica, conflitti e la paura che l’impresa o i suoi dipendenti o, persino, i familiari, possano diventare dei target, rendono difficile resistere al desiderio di darsi una chance in luoghi meno complessi e pericolosi.

Insomma, resta il paradosso di un’Africa che da un lato “respinge” quegli africani che potrebbero contribuire alla sua crescita e dall’altro cerca di attirare idee, progetti e soldi dall’estero; e di africani che decidono di portare altrove la ricchezza accumulata mentre altri sperano di prenderne il posto.

Concludiamo ricordando la recente classifica di Forbes. Di miliardari africani Forbes ne riporta diciotto.

Il primo nella lista (124° posto) è il nigeriano Alike Dangote che opera nel settore del cemento e dello zucchero e che con orgoglio ha sempre affermato di non avere altre residenze o case altro che nel su Paese (vive a Lagos). Nigeriane anche altre due presenze della classifica Forbes: Abdulsaman Rabiu (249°), settore cemento e zucchero anche per lui e Mike Adenuga (418°) settore comunicazioni e petrolio. Cinque sono poi sudafricani, sei egiziani, due marocchini. Altri multimilionari, uno in ogni Paese, sono in Eswatini, Algeria, Tanzania, Zimbabwe.

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